Museo de Arte orientale

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qualche foto alla sezione giapponese. Con le nuove regole il museo è gratis!
( sempre disattivata la sala a pianterreno d elle esposizioni temporanee)
Grande coppia di vasi giapponesi. Senza vetrina, se uno inciampa...


un paio di surimono, dipinti simili alle stampe ma più piccolo e delicati

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i celadon



ed una coppa giapponese

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Grande coppia di vasi giapponesi. Senza vetrina, se uno inciampa...

sono un recente dono al Museo
dettaglio




un dettaglio dei draghi del vaso is smalto

netsuke

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i grande piatto kraak ciese epoca Ming


vaso portafiori cinese


in realtà ero andata a cercare altro: una coppetta cinese in corno di rinoceronte. Materiale ora molto criticato perchè la caccia ai rinoceronti pe ril corno li ha portati ad una pericolosa diminuzione. Ma un a parte degli oggetti della sala è stata tolta dall'esposizione per lasciar posto ad altre porcellane

[sono piccolo ma crescero]

Si aprirà una mostra fotografica al museo d'arte orientale

La convinzione che se il mondo vede la vera immagine della guerra è indotto a terminarla più celermente, induce a fotografare con l'intento di innescare un processo di scavo nelle coscienze, onde perseguire sogni di pace.
Su questo assunto si basa l'esposizione, dedicata alle fotografie originali dell'Estremo Oriente, appartenenti al fondo fotografico USIS (United States Information Service) della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, che offre per la prima volta al pubblico una selezione delle mille fotografie originali della serie Giappone, realizzate tra il 1941 e il 1945, prevalentemente con fini propagandistici.

Tra le foto esposte dovrebbe esserci la famosa foto della conquista di Iwo Jima con i marines che piantano la bandiera. Per inciso, come molte altre foto di guerra, l'inquadratura è stata costruita e la foto è stata fatta dopo, però è molto bella.

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ancora qualche foto recente dei vasi cinesi i miei preferiti






sono tutti idi epoca Ching ma rifacentesi a tradizioni già Ming

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recente visitina:
i bassorilievi Gandhara





coppetta cinese di colore insolito

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due piatti Ching




e un grande vaso " vecchia Canton"

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Budda cinesi sorridenti portafortuna in porcellana bianca " blanc de Chine" mi pare lo chiamassero




lacche giapponesi al piano di sopra

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di queste ne portavano tante i marittimi, ma spesso e volentieri si scheggiavano



divinità giapponesi nella vetrina dedicata ai culti

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ancora le armature

piatto giapponese


curiosa tazzine veneziana degli inizi dle Settecento, è di vetro per imitare la porcellana che in europa non si produceva ancora

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stampe giapponesi

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In questi giorni c'è una mostra dedicata a foto della Cina all'inizio del secolo scorso, una zona presso la Grande Muraglia, statue delle tombe imperiali e una caserma (?) italiana ( Tientsin?)

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firse si capisce che mi piace molto l a porcellana cinese...
da visite precedenti al Museo
vasetto Qing famille verte


vasetto Qing con drago, Contate le unghie! se vedete un drago con 5 unghie 8 qua son 4) vuol dire che era roba di qualità imperiale!


Blanc de Chine , porcellana bianca, figura mitologica credo

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altro blanc de chine la divinità Gyuanyin


per confronto
una simile a Londra


dal pianterreno, ritratti di Marussi, in Comune, sindaco Bartoli e a sinistra Ardito Desio capo della spedizione al K2

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ancora un blanc de Chine


per una mostra, le vecchie immagini del famoso gabinetto Wunsch


e le foto della mostra di guerra americana

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Dalle pagine dei musei civici informazioni sul palazzetto Leo:
Il palazzo della famiglia patrizia dei Leo, sito in via S. Sebastiano 1, è costruito nel 1747 probabilmente da Giovanni Fusconi. I Leo, stabilitisi a Trieste nel 1155 e divenuti baroni del Sacro Romano Impero nel 1647, si estinguono nel 1814 con la morte di Pietro Leo de Loewensberg. Dal 1772 al 1781 la famiglia affitta la casa ad André de Grasset, conte di Saint-Sauveur, Console Generale di Francia a Trieste. Tra il 1772 e il 1773 vi soggiorna Giacomo Casanova. Tra il 1790 e il 1795 il barone Francesco Vito de Zanchi acquista il secondo e il terzo piano dell’edificio, mentre il resto della casa rimane di proprietà dei Leo.

Agli inizi del Novecento, il conte Laval Nugent, erede del barone de Zanchi, diviene il proprietario di tutto il palazzo. Nei censimenti e nelle guide scematiche coeve l’edificio risulta intestato alla contessa Carolina Steininger Nugent che lo affitta a commercianti e privati cittadini. Nel 1954 la figlia di Carolina, la contessa Margherita Nugent, dona l’immobile al Comune di Trieste, che lo fa restaurare nel 1998. L’8 marzo 2001 viene inaugurato il Civico Museo d’Arte Orientale. " scematiche"? sembra una grafia diffusa per schematico

"Il portale d’ingresso ad arco, al centro della facciata principale, è caratterizzato un mascherone in chiave di volta e lunetta con ghiera in ferro battuto. Il portale è affiancato da due pilastri tuscanici leggermente ruotati sul loro asse che sorreggono il soprastante poggiolo in pietra con balaustri ritorti. La portafinestra che dà accesso al balconcino ha stipiti e architrave scolpiti ed è coronata da timpano curvilineo spezzato con, al centro, lo stemma raffigurante l’arme dei Leo."

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ed ecco la foto dei Musei civici. le stanno recuperando da lastre negative

Foto Zanutto