In attesa di queste ulteriori informazioni, possiamo fare solo delle ipotesi.
Potrebbe essersi trattato di un percorso antico del Timavo, poi abbandonato, come pure di un suo affluente, ormai estinto o spostatosi. Difficilmente spostatosi verso il basso, visto che la grotta già nel 1994 raggiungeva i 346 metri d profondità, cioè arrivava a 35 metri s.l.m. (la quota di ingresso a 381 metri s.l.m.).
Attualmente sembra sia fonda 375 metri, quindi arriverebbe fino a 6 metri s.l.m. (!). Certo che il livello del mare non è sempre stato quello attuale.
Potrebbe anche trattarsi di un antico corso d'acqua ipogeo completamente indipendente. Attendo notizie a proposito, se qualcuno ne è a conoscenza.
Interessante anche il confronto con la presenza di cavità nella zona, come segnalate dal "2000 Grotte" (cartina non riportata qui). Praticamente in questa zona, nel 1925, non vi erano grotte conosciute. Da una parte solo una vicino al poligono militare, a destra della strada che porta al confine di Lipizza, e due sul Monte Gaia.
Tutte le altre si addensavano seguendo una direttrice San Lorenzo-Basovizza-PadricianoGropada-Trebiciano-Fernetti, con una diramazione Gropada-Sesana.
Questo potrebbe voler dire che certe zone a quell'epoca erano molto meno frequentate, come che invece eventuali corsi ipogei non hanno quasi nessun collegamento con la superficie per qualche strana ragione (epoche di formazione diverse? o diversità di terreni?).
Vorrei anche far notare che sia la Fessura del Vento, sia la Grotta Skilan, sono state rinvenute in zone "meno probabili". E sono le uniche due grotte del Carso triestino che seguano a lungo un percorso di un fiume sotterraneo. In quasi tutti gli altri casi si tratta di grotte ad andamento verticale, cioè inghiottitoi, che per, pur convogliando l'acqua verso il sottosuolo, non riescono a portare al corso orizzontale. Anche l'Abisso di Trebiciano è una sofferta cavità verticale, che arriva quasi per caso al Timavo, perché proprio in quel punto il fiume ha scavato una enorma caverna.
Mi piacerebbe a questo proposito leggere qualche studio, per vedere se è stata già esaminata la ragione della formazione di quella caverna (la Caverna Lindner). A memoria mi pare che in quel tratto il fiume compia un'ansa (e potrebbe anche restringersi), così le pressioni risultanti in periodi di piena potrebbero essere molto maggiori che altrove, provocando l'erosione delle pareti. Questo potrebbe voler dire che in assenza di queste condizioni un inghiottitoio difficilmente ci porterà al fiume.
E' come se coprissimo il fondo di una vasca con una enorme spugna. L'acqua filtrerebbe un po' dappertutto, senza grandi percorsi, e poi si raccoglierebbe sul fondo, in quantità ben più cospicua. Dove avremo più probabilità di trovare un percorso verticale più largo? Non dove ce sono una infinità, ma dove sono più rari.
Il ragionamento potrebbe anche funzionare...
Mi ricordo però anche di una grotta, nella quale avevamo aperto, negli anni '60, una nuova parte. L'Abisso di Samatorza. Ora non ho sottomano il rilievo, e quindi non so le quote, ma la grotta, ad andamento verticale, aveva dei pozzi enormi, larghissimi e... finiva miseramente in un fondo piatto fangoso e con un piccolo strato d'acqua.
Qualcuno disse che avevamo raggiunto le acque di fondo. Può anche darsi, ma un inghiottitoio del genere fa presupporre enormi quantità d'acqua, e infatti in nella zona non vi sono molte grotte conosciute. E grandi quantità d'acqua non possono finire nel nulla.
Non so se qualcuno ci sia mai più ritornato, e magari abbia scoperto qualcosa di nuovo, ma sulle pareti si vedevano delle grandi finestre che nessuno quella volta si prese la briga di esplorare (già si era soddisfatti della profondità raggiunta). Potrebbero benissimo esser stati degli ambienti paralleli, dove l'acqua, bloccata da crolli lungo la via principale, può aver trovato sfogo.
Infine un'osservazione sui bellissimi studi geologici che vengono pubblicati ogni volta che si assiste ad una importante scoperta in questo campo.
Interessanti, molto, ma in genere le ipotesi che ne derivano sono fatte per essere smentite dalla scoperta successiva. Ma il bello è questo...
Andando comunque a leggere l'interessante studio geologico-strutturale e geomorfologico dell'area, scritto sempre nel 1994 da Fabio e Fulvio Forti, notiamo soprattutto due cose: la stratificazione anomala dell'area (Nord-Sud invece che Sud Est-Nord Ovest) e l'ipotesi finale che il corso originale del fiume che ha dato origine alla grotta avesse direzione Nord Ovest-Sud Est e non il contrario.
Quello che non mi pare venga fatto, è l'immaginare come doveva essere l'aspetto esterno della zona prima dell'inizio dei fenomeni carsici. Per la Val Rosandra ho letto più di qualche studio, ma evidentemente quando si tratta di percorsi sotterranei, solo in minima parte conosciuti, pochi si arrischiano ad avanzare ipotesi.
A dire il vero esiste quella, letta altrove, che vede scorrere il Timavo sull'altopiano, in superficie, nella direttrice Basovizza-Aurisina (circa), o in due rami, che prevede poi la sua sparizione nel sottosuolo, mantenendo un percorso più o meno simile.
Ma qui parliamo di fiumi o torrenti o percorsi principali delle acque di fondo, di cui fino a poco tempo fa non si sapeva nemmeno l'esistenza (dei percorsi, non dell'acqua di fondo).
Proviamo però a divertirci ugualmente con qualche ipotesi nostra. Non sono un geologo, e questo è un grande svantaggio, ma sono pur sempre stato un analista, e così cercherò di lavorare un po' utilizzando i dati a mia conoscenza. Se poi sbaglio, pazienza, almeno ci ho provato.
Il Rosandra tutt'ora esistente e quindi un dato di fatto.
Proviamo a considerare l'ipotesi del corso esterno del Timavo, visto l'andamento del nostro altipiano che potrebbe pure far pensare ad una valle (non lo dico io). Ricordo anche che vi sono diversi torrentelli che arrivano in città, che non vedo mai citati, non so se perché non sono mai stati presi in considerazione o se smplicemente non hanno collegamenti con il resto.
Allora, lasciamo perdere questi piccoli rii, e immaginiamo il Carso con da una parte il Timavo che scorre parallelo al mare e dell'altra il Rosandra che vi arriva quasi diretto (oltre il Rosandra per ora non ci interessa).
Ogni fiume può avere i suoi affluenti, varie risorgive e anche perdite lungo il percorso. La situazione attuale del Rosandra, lo abbiamo detto, la conosciamo. Ma quella del Paleorosandra?
Sicuramente scorreva più in alto, ma a che altezza? quasi a livello dell'altopiano?
Se fosse arrivato fino all'altezza della Fessura del Vento, quel corso d'acqua avrebbe potuto essere sia una risorgiva che una perdita. Poteva anche essere una perdita tarmutatasi in risorgiva con l'abbassarsi del fiume e poi diventato un fiume a se stante?
Osservando l'inclinazione della cavità (geologicamente lascio ad altri le spiegazioni) mi verrebbe da pensare ad una perdita sulla riva del fiume, ingranditasi col tempo e divenuta indipendente quando il letto del Rosandra si è abbassato. Quindi il bacino idrico potrebbe essere, in questo caso, in gran parte lo stesso di quello del Rosandra, ma il fiume non avrebbe mai avuto corso superficiale.
Molto più complessa mi sembra la zona di Basovizza. La zona tra Basovizza, il Concusso e San Lorenzo presenta diverse cavità, meno che nella zona centrale (la conca e il bosco), se non sono state scoperte di recente. Questa zona centrale, lo dice anche il Forti, è meno carsificabile, ma ormai sappiamo che forse su di essa convergono, o convergevano, almeno due importanti flussi d'acqua: quello del Vento appunto e forse quello della Skilan. Dove finiva e dove finisce quest'acqua?
Possiamo anche supporre che lo Skilan, se seguiva la direzione ipotizzata, potesse finire nel Rosandra, ma questo contrasterebbe forse con quanto ipotizzato per la Fessura.
Un'altra ipotesi potrebbe essere che le acque si riversassero in qualche modo verso il mare, dal lato della strada che scende a Trieste, ma c'è un varco, una sella?
Poteva essere che la conca di Basovizza, quella ai cui margini si trova la foiba (scavo minerario), fosse originalmente un grande lago? O il fondo di una grande dolina che quindi potrebbe far supporre importanti sistemi ipogei?
Ho detto che mi mancano le informazioni geologiche per avvalorare o scartare qualche ipotesi.
Resta il fatto che proprio questa zona sembra assumere una fondamentale importanza per capire il sistema idrografico sotterraneo in questa parte del Carso.
Se ci spostiamo ancora a ovest raggiungiamo la zona del Timavo vero e proprio. Se sullo Skilan ci possono essere dei dubbi, più in là i dubbi dovrebbero cadere. Il sistema là dovrebbe sempre esser legato al Timavo (fino a prova contraria).
Timavo 1, Timavo 2, acqua di fondo?
Sicuramente a Trebiciano almeno una parte di Timavo c'è, sicuramente una parte del fiume arriva al mare in più punti per conto suo.
Ma esiste veramente il Timavo sotto il Carso? O meglio, non potrebbe essere che a tratti esiste e a tratti si perde in mille rivoli, per poi ritrovarsi di nuovo? Ci potrebbero esistere tante altre piccole risorgive lungo la costa di cui non ci rendiamo conto?
Credo dipenda dalle rocce che incontra il fiume e dalla potenza della corrente. Per il fatto che si siano trovate la Fessura del Vento e la Skilan mi fa pensare...
E' possibile che due corsi d'acqua minori siano riusciti dove il Timavo non ce l'ha fatta?
Forse non questo il punto. Lo Skilan fossile (cio non più percorso dall'acqua) e la Fessura devono aver avuto molta più acqua in passato. Ma non basta. Hanno diversi livelli di gallerie, anche a livelli abbastanza alti. Non si è mai trovato, che io sappia, un corso "alto" e abbandonato del Timavo.
Come si spiega?
Facciamo un passo indietro. Abbiamo ipotizzato che il fiume della Fessura non abbia mai corso in superficie. Forse anche per lo Skila è stato lo stesso. Se invece il Timavo scorreva in superficie e si perso un po' alla volta nei vari inghiottitoi... Però avrebbe dovuto raggiungere subito il livello attuale, cosa che gli altri due non hanno fatto. Qui ci vorrebbe di nuovo il geologo che spiegasse se ci sono differense di rocce tra queste zone.
Basta, mi fermo qui. E' affascinante ma un labirinto...