Musica ottomana

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1382-1918
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Località: Trieste

Musica ottomana

Messaggio da 1382-1918 »

Da una nota del Comune di Trieste:
Mercoledì 18 agosto, ore 21, sesto appuntamento con
Musei di Sera 2010

Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”
Palazzo Gopcevich
Via Rossini, 4
Trieste

Sesto appuntamento, mercoledì 18 agosto, con Musei di Sera. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e realizzata da Civici Musei di Storia ed Arte - Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” in collaborazione con Casa della Musica – Scuola di Musica 55 la manifestazione ripropone, per la prima volta al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” a Palazzo Gopcevich, la formula delle aperture serali tutti i martedì ed i mercoledì di agosto (dalle 20 alle 24), con un articolato programma di concerti e spettacoli, proiezioni, letture e conferenze, itinerari dedicati ai bambini ed installazioni musicali.

Di scena mercoledì 18 agosto, sul tratto di Via Rossini antistante Palazzo Gopcevich con inizio alle 21.00, l’ENSEMBLE MARÂGHÎ, con un concerto dal titolo Tra la “Sublime Porta” (Bâb-i Hümâyün) e i centri sufi: percorsi nella musica di Costantinopoli.
Composto da Giovanni De Zorzi (flauto ney, voce, direzione musicale), Giovanni Tufano (liuto a manico corto ‘ûd) e Francesco Clera (tamburo a cornice bendir, tamburo a calice zarb), l’Ensemble Marâghî propone composizioni nate tra la corte e i centri sufi di Costantinopoli in epoca ottomana (1326-1923). Il gruppo prende il nome dal grande musicista, compositore e musicologo ‘Abd ul-Qâdir Marâghî, nato a Marâghe, nell’attuale Azerbaijân iraniano, verso il 1360, e scomparso ad Herât, attuale Afghanistân (Khorasan storico), nel 1435. Marâghî si presenta dunque quale simbolo del mosaico composito di genti che convivevano nei vasti territori dell’Impero ottomano. Un mosaico che si rifletteva nei musicisti attivi presso la corte di Costantinopoli: armeni, persiani, greci e arabi, interpreti della musica classica ottomana, riconoscibile per la sua intima connessione con il sufismo (tasawwuf) e con la peculiare pratica spirituale detta samâ («audizione, ascolto, concerto spirituale»).

L’ingresso è libero


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