La fine della Jugoslavia

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sono piccolo ma crescero
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La fine della Jugoslavia

Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Col 30 settembre scompare dall'elenco degli indirizzi di primo livello (quello per intenderci .it, .org, .com, ...) l'indirizzo .yu

Esso era stato, già da tempo, sostituito da .rs per la Repubblica Serba e .me per il Montenegro.

Le altre repubbliche ex iugoslave hanno, ormai da molto tempo, codici propri: .si per la Slovenia, .hr per la Croazia, .ba per la Bosnia-Herzegovina e .mk per la Macedonia sono ormai ben diffusi).

Non mi risulta che ci sia un dominio di primo livello per il Kosovo.

Altre informazioni qui.
http://vitadigitale.corriere.it/2009/09 ... piu_o.html


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1382-1918
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Messaggio da 1382-1918 »

L'articolo del Corriere contiene però una grave imprecisione.
Si dimentica che Serbia e Montenegro, assieme, continuarono, a torto o a ragione, a chiamarsi Jugoslavia fino al febbraio del 2003, per cui non 1992 come dicono. Dal 2003 al 2006 si chiamarono "Serbia e Montenegro".

Vorrei chiedere all'articolista: se la Serbia ed il Montenegro sono indipendenti solo dal 2006, cosa che probabilmente ignora, di che Stato facevano parte dal 1992 al 2006?

Curioso che l'ufficio del registro del dominio .yu fosse situato all'università di Maribor, in Slovenia.

Inoltre c'è anche da dire che i domini .su (Unione Sovietica) sono ancora attivi. E questa sì che non esiste più da quasi 20 anni.

Il Kosovo rimarrà sempre in un limbo finchè non verrà riconosciuto dalla Serbia. Essere riconosciuti solo dal acuni paesi è quasi come non esserlo per niente, in particolare proprio se è quello da cui secedi a non riconoscerti.
Non possono nemmeno avere un seggio all'ONU, ed i suoi cittadini devono presentare il passaporto serbo o quello kosovaro a seconda se il paese in cui vogliono entrare ha riconosciuto o meno il loro paese.


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babatriestina
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Messaggio da babatriestina »

1382-1918 ha scritto:L'articolo del Corriere contiene però una grave imprecisione.
Si dimentica che Serbia e Montenegro, assieme, continuarono, a torto o a ragione, a chiamarsi Jugoslavia fino al febbraio del 2003, per cui non 1992 come dicono. Dal 2003 al 2006 si chiamarono "Serbia e Montenegro".

Vorrei chiedere all'articolista: se la Serbia ed il Montenegro sono indipendenti solo dal 2006, cosa che probabilmente ignora, di che Stato facevano parte dal 1992 al 2006?
ma l'articolo non scrive appunto:
dalla cosiddetta Repubblica Federale Jugoslava, ossia lo Stato formatosi nel 1992 dall'unione delle repubbliche appunto di Serbia e Montenegro.?


da quello che ho capito, la mutazione nel nome dello Stato costituito ormai solo da Serbia e Montenegro nel 92 fu perdere un aggettivo "socialista".

e l'articolo specifica proprio, in accordo con quanto dici tu, l'anacronismo per cui
Un adeguamento alla realtà geopolitica che ancora deve verificarsi, a dire il vero e per esempio, con la storica estensione ".su" che tuttora identifica online la vecchia Unione Sovietica.

Nb però gli spammer che vorrebbero iscriversi al forum e a cui sbarriamo la porta vengono molto spesso e volentieri dal suffisso . ru più che .su.


"mi credo che i scrivi sta roba per insempiar la gente" ( La Cittadella)
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1382-1918
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Messaggio da 1382-1918 »

Lo scrivono, ma solo più sotto, invece tra le prime righe scrivono: E' il caso della ex Jugoslavia, finita di esistere nel 1992.

Sarò forse troppo pignolo, oppure mi sbaglio, ma credo non sia nemmeno corretto linguisticamente scrivere che la "ex Jugoslavia" è terminata nel 1992, casomai è la "Jugoslavia" ad essere terminata, e per questo diventa ex.

Anch'io trovo nella posta elettronica un mucchio di e-mail spam, che portano ad indirizzi .ru, e spesso contengono allegati pericolosi. Molti anche quelli .cn (Cina).
Non mi è mai capitato di imbattermi in siti .su, devono essere veramente pochi.

E' incredibile come Internet abbia creato anche queste questioni. Oppure il caso di Tuvalu, che si è arricchito con le registrazioni di siti .tv per le emittenti televisive di tutto il mondo.


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Zigolo
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Messaggio da Zigolo »

Mi incuriosisce anche l'evoluzione delle targhe automobilistiche: prima YU, poi SCG (Srbija Crna Gora) ed ora SRB per la Serbia e MNE per Montenegro.

Ma sia .me che MNE richiamano il nome italiano, non quello originale. Come si spiega?


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sono piccolo ma crescero
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Messaggio da sono piccolo ma crescero »

Zigolo ha scritto:Mi incuriosisce anche l'evoluzione delle targhe automobilistiche: prima YU, poi SCG (Srbija Crna Gora) ed ora SRB per la Serbia e MNE per Montenegro.

Ma sia .me che MNE richiamano il nome italiano, non quello originale. Come si spiega?
Se guardo Wikipedia in inglese, trovo Montenegro, il che mi fa pensare all'inglese più che all'italiano. Se poi l'inglese lo ha mutuato dall'italiano (o dal veneziano) questo è un altro paio di maniche.


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Zigolo
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Messaggio da Zigolo »

Quindi Montenegro sarebbe il nome ufficiale internazionale? :shock:


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1382-1918
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Messaggio da 1382-1918 »

Sì, il fatto che internazionalmente sia noto col nome italiano è dovuto all'inglese, che però lo riprende dal veneziano almeno dal '700.

Per quanto riguarda la sigla, a questo punto citiamo anche le altre:

SLO (Slovenia - Ricordo che subito dopo l'indipendenza usavano SL)
HR (Croazia - subito dopo l'indipendenza usavano CRO)
BiH (Bosnia-Erzegovina)
MK (Macedonia)

Non so se qualcuno di voi l'aveva mai notato, ma durante la guerra degli anni '90, ed in particolare nel periodo 93-94, ho visto a Trieste alcune macchine provenienti da Mostar, targate MO con stemma della "Repubblica croata di Erzegbosnia" e la sigla HRHB. Mi sono sempre chiesto come abbiano fatto a passare i confini con una macchina con targa di un'entità non riconosciuta internazionalmente.
Compare anche in questa foto, quart'ultima, lato destro.
Si tratta di una collezione di targhe emesse in Bosnia-Erzegovina nel periodo della guerra 92-95.
Quelle sul lato sinistro sono tutte emesse dalla parte serba, quelle sulla destra sono quelle del governo bosniaco riconosciuto, ad esclusione delle ultime 5 che sono quelle della repubblica croata di Erzegbosnia, entità smantellata con la fine della guerra.

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E visto che parliamo di targhe, proprio col 28 settembre in Bosnia-Erzegovina hanno cominciato ad applicare un nuovo tipo di targa, con un carattere più elegante e la fascia blu a sinistra con la scritta BiH. Da notare che la lettera che compare nel mezzo è sempre una lettera che esiste in entrambi gli alfabeti latino e cirillico, inoltre non viene indicata, intenzionalmente, la provincia e l'entità da cui proviene il mezzo:
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Le targhe slovene e croate le vedete facilmente ogni giorno. :wink:
Qui quelle nuove del Montenegro (ho oscurato alcuni numeri) e della Serbia:

Immagine
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AdlerTS
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Messaggio da AdlerTS »

SPMC, mi sono permesso di cambiare la Y del titolo con la J. La Y è usata nel nome inglese.


Mal no far, paura no gaver.
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1382-1918
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Messaggio da 1382-1918 »

babatriestina ha scritto:leggo con un po' di preoccupazione questo articolo:
http://bora.la/2009/10/05/bosnia-rieccoci/
Rispondo in questo thread.

Per quanto riguarda l'articolo in generale, l'autore non ha scritto praticamente niente di scorretto, rendendo l'idea di come sia incasinata la situazione politica nella Repubblica di Bosnia-Erzegovina.
Ciò nonostante, sono convinto che una nuova guerra non la vuole nessuna delle parti.

Mi sembra però opportuno illustrare l'ambiente nel quale il tifoso del Sarajevo è rimasto ucciso giorni fa, usato come spunto per l'articolo, nel quale però non viene descritto l'ambiente.
L'articolo cita l'episodio e cita il luogo dove questo è avvenuto.
Questi due elementi sono importanti per capire in quale circostanza sia avvenuto il triste fatto.
Come prima cosa è universale che le tifoserie calcistiche incontrollate portano ad estremismi, e le violenze, spesso fatali, sono purtroppo cosa diffusa in tutto il mondo.
Il secondo elemento importante è il luogo, la cittadina erzegovese di Široki Brijeg. Non è un luogo qualunque.
Questa apparentemente tranquilla cittadina circondata da brulle colline carsiche è una roccaforte dell'estremismo di destra dei croati di Erzegovina, forse la maggiore.
Sulle collina soprastante la cittadina è stata disegnata una scacchiera bianca e rossa, che ricalca lo stemma della Croazia. Lo stemma della città raffigura una chiesa cattolica. In pieno centro è stata costruita una grande croce ed ogni anno vi si svolgono memoriali di stampo ultracattolico, che poco hanno a che fare con la religione vera. Si svolgono inoltre campionati di calcio dedicati allo scomparso politico Gojko Šušak, sul quale spendo alcune parole, sempre per inquadrare l'ambiente.
Gojko Šušak nacque a Široki Brijeg nel 1945, e quando arrivò il momento di prestare il servizio militare nell'esercito jugoslavo, scappò all'estero, e si stabilì in Canada. Qui si sistemò, ed assieme ai circoli dei croati del Nord-America, di solito di sentimenti filo-ustascia, iniziò ad aiutare finanziariamente i partiti nazionalisti croati, in particolare l'HDZ di Franjo Tudjman, che divenne poi il primo presidente della Croazia indipendente. E nel primo governo di questa, Šušak, ritornato in patria, divenne ministro della difesa. Fu poi uno dei principali responsabili, nel 1993, della rottura dell'alleanza che c'era in Bosnia tra croati e bosgnacchi, contro i Serbi, nonchè della costituzione della "repubblica croata di Erzeg-Bosnia".
Insomma un personaggio con le idee chiare, ma che non si può certo definire un santo od un eroe, eppure nel centro di Široki Brijeg gli è stato dedicato un monumento.
Un tanto per dare l'idea dell'atmosfera che si respira in questa piccola cittadina dell'Erzegovina abitata esclusivamente da croati, a ridosso del confine con la Croazia.
Oltre a ciò, il tifoso della squadra di Sarajevo, che è rimasto ucciso, era cattolico, e non musulmano come credevano gli hooligan dell'altra squadra, i quali davano per scontato che fosse musulmano, solo perchè tifava per la squadra di Sarajevo.

Scusate se l'ho fatta un po' lunga, ma è importante capire in quale ambiente è avvenuto il fattaccio, un misto di ignoranza ed fanatismo calcistico, nazionalista e religioso.

La situazione politica della Bosnia in generale, è stata debole fin dall'inizio, e non poteva che essere così, vista la tremeda guerra degli anni 1992-95 e per come si è conclusa.
Quando nel 1992 la Bosnia-Erzegovina dichiarò l'indipendenza e venne riconosciuta dall'ONU, la parte serba nazionalista, aiutata militarmente dalla Serbia stessa (quella di Milošević, morto al Tribunale dell'Aia nel 2006) ha proclamato la "repubblica serba di Bosnia", poi chiamata solo "repubblica serba", sottraendosi al controllo del governo di Sarajevo, ed iniziando una guerra atroce.
I leader della non riconosciuta repubblica serba di Bosnia erano pervasi da un mix esplosivo di estremismo nazionalista e religioso, ma senza alcun vero rispetto per l'uomo come individuo.
Tra loro Radovan Karadžić, poeta e psichiatra, ricercato internazionalmente per 13 anni mentre girava l'Europa sotto falsa identità, ora in attesa di giudizio all'Aia, e la signora Biljana Plavšić, ex-professoressa di biologia all'università di Sarajevo, al momento detenuta nelle carceri svedesi del Tribunale internazionale dell'Aia.

Qui sotto Karadžić, durante la guerra, durante la sua latitanza, e all'Aia.
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La signora Plavšić all'Aia:
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Lo stesso Karadžić durante una delle ultime sedute del Parlamento bosniaco prima dell'indipendenza, di cui era membro, aveva tranquillamente dichiarato in aula, che se i musulmani dichiareranno l'indipendenza della Bosnia, verranno sterminati. Ci fu la dichiarazione, e le truppe di Karadžić tentarono effettivamente di commettere genocidio, purtroppo riuscendoci pure (vedi Srebrenica).
Fu lui, a capo dell'esercito serbo ribelle, il responsabile dell'assedio di Sarajevo, durato 3 anni, e di numerosi massacri. E ciò proprio mentre veniva ricevuto sul tappeto rosso nelle capitali europee, quando ci si affrettava a trovare una soluzione alla guerra.

Quando nel 1995 croati e bosgnacchi fecero pace, si riallearono contro i serbi ribelli, e questo portò alla liberazione dei territori occupati in Croazia e di parte di quelli occupati in Bosnia. Queste azioni militari convinsero la parte serba ad accettare delle trattative.
Da ricordare comunque che nell'esercito bosniaco c'erano anche molti serbi e croati, che hanno combattuto assieme ai bosgnacchi per il governo di Sarajevo, e non per le repubbliche illegali di "Srpska" o di "Erzeg-Bosnia".

Le trattative portarono alla firma di un accordo di pace, a Dayton, negli Stati Uniti.
Con questo accordo, la Bosnia-Erzegovina uscì intatta nei suoi confini, ma distrutta nella sua società civile. Il governo di Sarajevo dovette accettare la divisione dello Stato in due entità, la federazione di Bosnia-Erzegovina (chiamata croato-musulmana) con il 51% del territorio (diviso in 10 cantoni) e la ora legalizzata "Republika Srpska" (repubblica serba) con il 49% (unitaria).
Per cui gli accordi di pace, ricorda giustamente l'articolo de La Bora, fecero deporre le armi, ma non risolsero i motivi per cui quella guerra era in atto.
Nel frattempo nel periodo 1992-95 il governo della Srpska allontanò gran parte dei non serbi dal suo territorio, fece saltare per aria chiese cattoliche e moschee, tra le quali la Moschea Ferhadija del '500 a Banja Luka, protetta dall'UNESCO.
Il governo di Sarajevo dovette rinunciare al controllo sull'intero territorio dello Stato, e la Republika Srpska dovette rinunciare ad essere sovrana e quindi ad unirsi alla Serbia. Quindi un compromesso che non soddisfò le parti, ma che pose fine alla guerra.
Sono state però create anche delle istituzioni comuni alle due entità, compreso un Parlamento, i cui rappresentanti si incontrano a Sarajevo, composto da membri di entrambe le entità. Il Presidente della Bosnia ha un mandato di otto mesi a rotazione tra i tre eletti direttamente dal popolo: un croato, un serbo ed un bosgnacco. La rotazione dura 4 anni.

La comunità internazionale, sempre vigile, ha assistito alla ricostruzione, ed ha cercato in tutte le maniere di integrare le due entità, cercando di trovare dei punti di contatto. Ad esempio si è riusciti ad unificare l'esercito sotto un'unica divisa ed a mandare un reparto misto nella missione di pace in Iraq.

L'articolo di LaBora prosegue anche con una critica al politico Haris Silajdzic, bosgnacco, in quanto contrario all'esistenza della Republika Srpska. Ma come non dargli torto? La Republika Srpska costitusice una minaccia continua allo sviluppo comune del Paese. Silajdzic deve però rendersi conto che al momento non è immaginabile una soppressione di quell'entità. Non ci sarebbe niente di male nella sua esistenza, se non per il fatto che si comporta come fosse uno Stato indipendente, e che origina direttamente da quel 1992 di fuoco e dal signor Karadzic, lì considerato addirittura un eroe.
Silajdzic ha avuto successo politico per lo più tra i bosgnacchi, ma propugna lo sviluppo di un'identità bosniaca comune, si rifà al periodo asburgico ed il suo partito, antinazionalista, si chiama "Partito per la Bosnia-Erzegovina", senza alcun richiamo nazionale bosgnacco, croato o serbo. Il partito propugna l'unità della Bosnia-Erzegovina, nel rispetto totale della democrazia, della coesistenza, della tolleranza e della laicità dello Stato.
Una sua famosa frase: "Se uccidi una persona, vieni giustamente punito, se uccidi dieci persone diventi una celebrità, se uccidi un quarto di milione di persone, vieni invitato ad una conferenza di pace", in riferimento a Karadžić.

A complicare il tutto, la Republika Srpska minaccia di dichiarare il distacco completo dalla Bosnia, siccome alcuni Stati hanno recentemente riconosciuto il Kosovo. Per fortuna però la Serbia ha riconosciuto la sovranità della Bosnia-Erzegovina, della quale esiste l'ambasciata a Belgrado, ed ha sempre affermato che non annetterebbe la Republika Srpska.

Speriamo che le cose si mettano per il meglio, i fattori positivi sono per fortuna maggiori dei negativi, ma quelli negativi sono quelli cruciali, per cui secondo me, bisogna cercare di allontanare i nazionalisti alla radice, e cioè cercare di fare in modo di istruire il popolo a non votare per i partiti nazionalisti ed ostruzionisti, ma solo per quelli che vogliono veramente un sano sviluppo del Paese ed al benessere sociale ed economico.
Negli ultimi anni si sono visti molti risultati positivi, incoraggianti, poi però rallentati dalla crisi economica mondiale che ha allontanato alcuni importanti investitori esteri. Le infrastrutture sono state ricostruite, la gente si muove liberamente tra le due entità, molti profughi sono rientrati nelle proprie case. L'anno scorso il cantone di Sarajevo ha addirittura avuto il PIL più alto di tutta l'ex Jugoslavia (escludendo la Slovenia).

Una guerra comunque non la vuole nessuno, nemmeno gli estremisti serbi, che si sono resi conto che sotto Belgrado perderebbro il potere che hanno ora che sono a capo della Republika Srpska, pur non sovrana.
E recenti sono le notizie che parlano di una scoperta pazzesca: in Bosnia si troverebbero i più grandi giacimenti di petrolio d'Europa!
Alcuni sostengono anzi che proprio questa scoperta, che sembra origini nel 1991, abbia portato al tentativo di spartizione della Bosnia attuato in segreto dalla Serbia di Milošević e dalla Croazia di Tudjman, e non riuscito. Quindi con la scusa del nazionalismo, come al solito, i capi politici si spartiscono tra loro le ricchezze.

Io vedo che tra la gente le cose cominciano ad andare molto meglio, si cerca di non parlare della guerra e di vivere assieme, si esce al bar, i giovani si divertono nei club, vengono aperti moderni centri commerciali, ed infrastrutture sportive, per cui i politici dovrebbero finirla con lo spargimento di benzina sul fuoco.

Speriamo bene nelle prossime elezioni del 2010. Verranno eletti i nuovi rappresentanti del parlamento comune, delle due entità, ed i 3 nuovi presidenti.

Qui sotto una cartina che illustra la situazione interna alla Bosnia-Erzegovina.

Immagine

In giallo la Republika Srpska, in verde la federazione (croato-bosgnacca) di Bosnia-Erzegovina, in rosso il distretto di Brčko, autonomo e comune ad entrambe le entità.
L'andamento della linea di demarcazione tra le due entità fa trasparire chiaramente come questa derivi in linea di massima dalla cristallizzazione delle linee dei fronti di guerra. E forse ora risulta più chiaro anche il discorso fatto più sopra riguardo alle targhe automobilistiche.

Un intellettuale bosniaco, del quale purtroppo non ricordo il nome, nè sono riuscito a trovarlo, ha recentemente detto più o meno una frase del genere: "Noi potremmo essere una Svizzera balcanica, ed invece dovremo accontentarci di sperare di diventare un Belgio."

Concludo ritornando sul calcio con le parole di Zvjezdan Misimovic, uno dei giocatori serbi della nazionale bosniaca: "Sono nato a Monaco di Baviera e cresciuto lì... E' molto strano quando vai nei posti di cui sei originario in Bosnia e trovi gente che tiene per la squadra della Serbia. E poi vai in Erzegovina e trovi solo bandiere croate. E' strano, però credo che ci sarà sempre più gente che terrà per la squadra della Bosnia se arriveranno successi sportivi. In passato c'erano quasi solo bosgnacchi che giocavano per la Bosnia, mentre ora ci sono anche serbi e cattolici. La squadra nazionale è multiculturale ora e perciò penso che sempre di più la gente ci sosterrà. Sì, io mi sento bosniaco, non mi sento più serbo. I miei genitori vengono dalla Bosnia, ho sempre passato lì le mie vacanze, ho moltissimi amici e mi sento bosniaco e per me non è nemmeno più una questione."


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