Fornaci da calce tra Aurisina e San Pelagio...

e anche el Carso triestin che ghe sta intorno
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Franco
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Fornaci da calce tra Aurisina e San Pelagio...

Messaggio da Franco »

Me riferisso a quele de cui i parla qua:

http://xoomer.alice.it/wjerman/collabo/calcinaie.htm

Mi conosso solo quela che sta a fianco dela grota Caterina, ma no me par proprio che sia nissuna de quele qua descrite (anche perchè quela vizin la Caterina la lavorava, credo, ancora nei ani '60 o adiritura anche dopo...)

Qualchedun sa dar qualche indicazion per trovar le altre?

Riporto, per completeza, tuto el testo dal link sora:

113. Le fornaci Kakes

I due forni Kakes si trovano nel Comune di Aurisina, nelle vicinanze dell'abitato di San Pelagio. La data della loro edificazione e sconosciuta, un terminus ante quem e la Prima Guerra Mondiale. Il loro stato di conservazione, pur essendo in abbandono, e relativamente buono. Il forno in località Stazione si presenta come una torre quadrangolare, troncoconica rastremata verso 1'alto, costruita completamente in elevato, di m 9,50 circa di altezza. La fronte misura m 6 alla base, il lato E m 7.La fornace e compresa tra una serie di opere murarie di contenimento e di scivoli che la collegano al soprastante ampio piazzale di cava, dove e presente anche una piccola costruzione interrata, che doveva servire a conservare l'esplosivo di cava. I muri sono realizzati con mosse pietre calcaree, sbozzate, messe in opera a secco. La muratura della fornace e composta da pietre calcaree tagliate in modo abbastanza irregolare e legate con malta di calce. Sono visibili numerosi interventi di restauro sulla struttura, come grappe di ferro e tamponature di mattoni. La fronte del forno e rivolta a S ed e collegata da una comoda carrareccia alla strada provinciale Aurisina - San Pelagio. A m 50 ad 0 della fornace, una carrareccia, invasa dalla vegetazione, saliva a mezzacosta sul rilievo calcareo, che e stato profondamente intaccato dalle escavazioni a cielo aperto, fino a raggiungere il piazzale di cava. Alla quota del piazzale di cava corrispondeva il culmine della fornace che, collegata mediante una passerella aerea, oggi non più esistente, poteva venire caricata dall'alto. Probabilmente doveva esistere una ferrovia Decouville, che facilitasse il trasporto della pietra Sul lato 0 il forno e fiancheggiato da una piccola costruzione di servizio, il cui muro posteriore, in realtà, costituisce un muro di contrafforte. Sul lato E, separate da alcuni metri, ci sono i resti di una casetta che costituivano 1'abitazione del capo degli operai.

Il volume interno ha forma cilindrica, notevolmente dilatata ad altezza mediana. Presenta un'incamiciatura di mattoni refrattari nella parte superiore e di pietre sbozzate di flysch nella parte inferiore. Ad un'altezza che corrisponde all'estradosso della bocca, corre lungo il perimetro interno una banchina: questo dispositivo, che facilitava la messa in opera di una volta autoportante, chiarisce che la tipologia di fornace in questione e intermittente a fiamma lunga. Tale tipologia corrisponde alla descrizione dei forni da calce dell'Enciclopédie (vedi infra cap. L'età moderna). La cava a cielo aperto era coltivata con 1'esplosivo e produceva anche ghiaia. In prossimità della fornace si trovavano alcune vasche

Per lo spegnimento dell'ossido di calcio, profonde alcuni metri, delle quali oggi solo due sono visibili, dal momento che sono state livellate per evitare incidenti.

La seconda fornace in località San Pelagio si presenta molto simile. E' situata in una dolina, collegata alla strada provinciale da una carrareccia che e stata realizzata in parte con l'impiego degli scarti di lavorazione della fornace. E' ridossata ad un fianco della dolina su tre lati, solo la fronte e totalmente costruita, che assume cosi la funzione di spazio infrastrutturale per le varie operazioni di produzione. A fianco della fornace vi sono i resti di due piccoli edifici di servizio. Sulla fronte sono visibili, al di sopra della bocca, due mensole di flysch che sostenevano una copertura. L'altezza della fornace e di m 8 circa. Il lato della fronte misura m 5,20 alla base. La bocca presenta la stessa tipologia. ma l'arco a tutto sesto misura m 1,3 di altezza e m 3, 10 alla base, la volta a botte e lunga m 1,10. E' ancora rimasta parzialmente visibile il muretto di pietra di flysch sbozzata che tamponava la bocca Anche in questo caso, sovrasta le spalle del forno una spianata d'origine artificiale, obliterata dalla vegetazione, che corrisponde alla cava. L'interno della fornace e stato spogliato dei mattoni refrattari che costituivano la camicia isotermica. Da parecchi resti di mattoni vetrificati, fra i crolli, si può dedurre che forse la camicia era composta forse solo da mattoni refrattari.

La fornace della località Stazione era ancora in attivati dopo la Prima Guerra Mondiale, diretta da un cittadino svizzero, Giacomo Wild, che abitava poco lontano con la propria famiglia. In seguito ad un fallimento, la proprietà passo alla famiglia Kakes di Aurisina negli anni 1928/29. L'altra fornace di San Pelagio, sempre facente parte delle proprietà del Wild, era a quell'epoca già in disuso. Fra i proprietari precedenti al Wild, si ricorda un tale Boschetti, proprietario di cave e sindaco. Prima ancora sembra che ci siano stati alcuni soci a gestire l'attività. Negli anni '50 gli attuali proprietari ripresero momentaneamente 1'attivita estrattiva in località, Stazione per la produzione di pietrisco, installando un frantoio e una Decouville ed a questo periodo risale il muro in cemento con tre forature retrostante la fornace. Un indice cronologico da tenere in considerazione e la presenza della vicina linea ferroviaria che conduce ad Opicina.



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